LINFA - Germoglio #5/25
Riempirsi vs nutrirsi. Il piatto sano di Harvard. Nutrire anche lo spirito. La ricetta della zuppa indian-style di lenticchie.
“Un albero con radici profonde non teme il vento.” Questa frase mi è tornata in mente spesso, ultimamente. Da tempo avevo scelto il tema di febbraio - LINFA - per parlare di vita, di compleanni (il mio!), di ciò che nutre il nostro corpo. Ma c’è qualcosa di più grande che sento il bisogno di esplorare: ciò che nutre davvero noi stessi, dentro e fuori.
Stiamo in un sistema iperconnesso, un flusso continuo di stimoli che viaggia ben oltre la nostra capacità di processarli. Siamo sommersi di notifiche, notizie, immagini, e il confine tra ciò che è vero e ciò che è artefatto è sempre più sfocato. Viviamo in un mondo in cui il controllo dell'informazione e delle piattaforme sembra concentrarsi sempre più in poche mani, e spesso quelle stesse informazioni sono distorte, mirano a fomentare paura, divisione e conflitto. Il risultato? Rischiamo di farci sopraffare, di lasciarci “nutrire” da ciò che ci svuota, invece di ciò che ci dà forza.
In una delle nostre passeggiate nel bosco, mi sono ritrovata a chiedermi di cosa voglio nutrirmi, davvero. Non è solo questione di cibo, ma di tutto ciò che scegliamo di portare dentro di noi. L’aria che respiriamo, le parole che ascoltiamo, i gesti che scambiamo. È ogni piccolo tassello che contribuisce a costruire il nostro equilibrio. E allora mi chiedo: sto… stiamo scegliendo con cura ciò che ci nutre? O ci limitiamo a “riempirci” – di cibo, di informazioni, di rumore – senza fare distinzione tra ciò che ci dà forza e ciò che ci appesantisce?
Forse la linfa di cui abbiamo bisogno oggi è quella che ci aiuta a filtrare, a rallentare, a nutrire il nostro spirito con bellezza e gentilezza. Perché in un mondo che sembra sempre di corsa, a volte l’atto più radicale è fermarsi e scegliere di respirare.
Nutrire corpo e spirito: due strade che si intrecciano
Ho imparato che non possiamo sentirci bene “dentro” se non trattiamo con rispetto il nostro “fuori”. Mangiare non è solo un atto funzionale: è un dialogo continuo con la terra, con la nostra energia, con la vita stessa.
Nutrire il corpo significa fare scelte che rispettino non solo noi stessi, ma anche il pianeta. Pensare alla sostenibilità, alla qualità di ciò che portiamo a tavola, e scegliere con consapevolezza cosa mangiamo. Per me? Alimenti vegetali, integrali, il più possibile di stagione e bio. Ci torneremo sul tema, ma prima una precisazione sul bio: non è una moda, a novembre ho partecipato ad un evento con i founder di NaturaSì e mi sono ri-innamorata di questo mondo, che è un bellissimo modo per sostenere pratiche agricole che rispettano i cicli naturali, il suolo e la biodiversità. Il biologico è un ritorno al ritmo naturale delle cose, sia nei campi che dentro di noi.
Poi, sempre per nutrirci meglio, una cosa pratica che magari conosci già magari no: il piatto sano Harvard. È un modello semplice, ma potente, ora te lo spiego.
Metà del piatto: dovrebbe essere occupata da verdure (al plurale, non a caso)
- scegli varietà e colori diversi, e prediligi verdure fresche e di stagione
- limita le patate: sono più simili a un carboidrato.
Un quarto del piatto dovrebbe contenere proteine. Per me vegetali.
- quindi legumi, tofu, tempeh
L’altro quarto del piatto ospita i cereali integrali.
- anche qui, varia! Ok il pane, viva la pasta ma ogni tanto prova anche i cereali in chicco come riso integrale, sorgo, quinoa, farro.
Non dimenticare i grassi buoni: olio extravergine d’oliva, of course.
E - un po’ l’ho già detto - nutrire lo spirito è altrettanto essenziale. È una questione di cosa lasciamo entrare nelle nostre vite. E allora mi chiedo: quali parole, immagini, suoni stiamo scegliendo, ci stiamo regalando? Io ancora mi fermo a guardare un tramonto, a fotografare la bellezza della rugiada sulle foglie. Ci prendiamo il giusto tempo per respirare, per cercare ispirazione nella bellezza? Mi piace pensare che cucinare, leggere, camminare, ridere, o semplicemente guardare il cielo, siano modi per nutrirci davvero. Dai, raccontami quali sono i tuoi.
E ora una ricetta, piena di colore
Sì, perché se penso a ciò che davvero mi nutre, immagino un piatto che sa di conforto e calore, ma anche di energia e luce. E, sorprendentemente, uno dei colori che mi richiama l’idea della linfa non è il verde, ma l’arancione. L’arancione ha la forza del rosso e la luminosità del giallo. È energia pura: il colore della creatività, della rigenerazione e del calore che arriva quando ne hai più bisogno. Mi fa pensare al sole che accarezza l’orizzonte al mattino, al cuore vellutato di una zucca, al succo vivo di un’arancia appena spremuta. È una sfumatura che racconta vita e nutrimento profondo, quello che ti sostiene quando fuori fa freddo e dentro cerchi forza.
Questa zuppa è proprio così: semplice, calda, avvolgente. Non lo chiamerei dhal, che per me ha un altro procedimento, ma ne richiama i profumi e la magia delle spezie che scaldano il cuore e risvegliano i sensi. Ha un colore che ti abbraccia e una freschezza che sorprende. È una coccola che parla di benessere, dentro e fuori.
Zuppa indian-style di lenticchie rosse
Ingredienti (per 4 persone):
2 cucchiai di olio extravergine d'oliva
1 cipolla media, tritata finemente
2 spicchi d'aglio, tritati
un pezzo di radice di zenzero fresco, grattugiato
1 cucchiaio di curcuma in polvere
un peperoncino (opzionale)
320 g di lenticchie rosse secche
250 g di polpa di pomodoro
coriandolo o prezzemolo fresco
200 ml di latte di cocco (in lattina)
circa 3 tazze di acqua
sale e pepe nero q.b.
spicchi di lime per servire
Preparazione:
Scalda l’olio in una casseruola a fuoco medio. Aggiungi la cipolla e cuoci per 8-10 minuti, mescolando spesso, finché non sarà morbida e dorata.
Unisci l’aglio, lo zenzero grattugiato, la curcuma e il peperoncino. Cuoci per 2 minuti, mescolando, fino a quando il tutto sprigionerà un profumo intenso.
Aggiungi le lenticchie e lascia rosolare per un minuto, quindi versa i pomodori, , una presa di sale e 2 tazze di acqua. Aggiungi un pizzico di pepe e porta a bollore. Cuoci per 15/20 minuti.
Quando le lenticchie sono quasi cotte, versa il latte di cocco, tenendone da parte qualche cucchiaio per completare. Continua la cottura per altri 10 minuti, aggiungendo acqua se necessario per regolare la consistenza.
Per servire, versa la zuppa in ciotole, aggiungi del succo di lime, poi guarnisci con il latte di cocco rimasto, un po’ di peperoncino, mandorle a lamelle per un tocco crunchy e foglie di coriandolo o prezzemolo fresco.
Servi con pane naan oppure chapati, oppure con riso basmati lessato.
Un semino
La linfa è ciò che nutre la vita, e nella cucina, a volte sono proprio le cose più semplici a contenere il massimo del nutrimento. Hai mai provato a usare l’acqua di cottura delle verdure o delle lenticchie? Dai, non dirmi che ancora la butti. È piena di vitamine e minerali, e può diventare la base perfetta per una zuppa, un risotto o anche un semplice brodo. Per esempio, quando cuocio le cime di rapa (in questa stagione: tutti i giorni!) poi utilizzo l’acqua di cottura per cuocere anche la pasta.
Oggi è la giornata mondiale di prevenzione dello spreco alimentare. Non buttare via (quasi) nulla: fai come la linfa degli alberi, che non spreca, ma distribuisce la sua energia dove serve di più.
Se poi ti va di esplorare, puoi dare un’occhiata a un progetto come quello del Refettorio Ambrosiano di Milano, dove cibo recuperato e creatività culinaria si incontrano per creare nutrimento, bellezza e solidarietà. Perché la linfa non è solo dentro di noi, ma anche nei gesti che scegliamo di fare.
Grazie per aver letto Germogli!
Se questa puntata ti è piaciuta e pensi che potrebbe ispirare qualcuno che conosci, inoltrala pure. Ogni nuovo lettore è un piccolo germoglio in più per questa comunità che cresce insieme. Ti ringrazio davvero per il tuo supporto – è quello che rende tutto questo possibile.
Anche a me incuriosisce il pomodoro nella zuppa. Io la faccio molto simile, ma senza quell'ingrediente. E, francamente, non ci avrei mai pensato. Quanto al bio, io ho ancora intorno gente che mi dice: "Ma tu ancora ci credi? Il biologico non esiste!" Non spreco nemmeno più il fiato per ribattere. Anche se, probabilmente, eticamente dovrei. Grazie per il post.
Che bell'articolo Cristina! Caldo e avvolgente come la ricetta che proponi (l'accostamento lenticchie rosse e pomodoro mi incuriosisce!). Sono d'accordo con te: fermarsi e respirare è un atto radicale. Direi anche rivoluzionario ;-)